Carla è una bambina di 10 anni che frequenta la quinta classe di una scuola elementare di Roma.
Dall’età’ di tre anni Carla subisce abusi sessuali.
Nel corso dell’ultimo anno della scuola elementare la bambina evidenzia in modo più’ chiaro e frequente alcuni indicatori dell’abuso sessuale ( De Young 1986) quali la rappresentazione degli organi sessuali non adeguati all’età’, arrossamenti ed infiammazioni specifiche, comportamenti tesi ed autocontrollati, spiccata erotizzazione nel gioco e una bassa percezione di se’.
Carla proviene da una famiglia di livello socioculturale medio-basso. Le loro abitudini rientrano nella norma e nulla emerge circa gli abusi sessuali che coinvolgono la bambina.
È figlia unica, vive con entrambi i genitori ed una nonna.
Il padre ha 44 anni e la mamma 35.
A scuola Carla è seguita dall’insegnante di sostegno in quanto presenta problemi logici, di comprensione, di concentrazione e di memorizzazione.
Possiede un linguaggio verbale infantile, non adeguato alla sua età. Per lei la produzione scritta è particolarmente difficile: trova difficoltà nell’esprimersi in senso logico e nel legare insieme più frasi. La sua elaborazione personale si presenta stereotipata e ripetitiva. Solo con il disegno e il gioco riesce a dire qualcosa di sé.
Con i compagni ha relazioni durante l’intervallo. Insieme a loro gioca riproducendo ruoli e modelli familiari ma in assenza dell’insegnante simula con il corpo giochi di coppia e l’atto sessuale.
La relazione privilegiata di Carla con l’insegnante è di tipo corporeo: chiede il contatto fisico attraverso carezze, abbracci e baci.
Verso la fine dell’anno scolastico la bambina manifesta molto nervosismo e tensione, piange spesso anche di fronte a sciocchezze e lamenta frequenti mal di pancia.
Inoltre dai suoi racconti, riportati attraverso gli elaborati scritti, Carla parla in particolare di una figura maschile, uno zio con il quale spesso si reca a pranzo. Di fronte a domande più specifiche da parte delle insegnanti sul personaggio, nega quanto riferito, autocontrolla la sua tensione e cambia il soggetto e l’evento dei suoi racconti.
Nel frattempo, come i sui compagni di classe, Carla compila il questionario utilizzato per sperimentare uno strumento che permetta agli insegnanti di conoscere gli alunni al fine di favorire un rapporto costruttivo e sincronico tra scuola e famiglia con l’unico obiettivo di individuare gli strumenti, le metodologie, i contenuti per favorire, potenziare la crescita del bambino nella scuola elementare ed eventualmente recuperare disagi e prevenire disfunzioni, difficoltà’ e patologie legate alla sfera affettiva, relazionale e corporea.
Il questionario tratta, infatti, tematiche che riguardano la corporeità’, l’affettività’ e la socialità’ nell’infanzia; si chiede all’alunno di esprimere il proprio vissuto principalmente attraverso il disegno e la scelta di alternative in riferimento ad episodi illustrati graficamente.
In specifico le argomentazioni del questionario sono riferite all’ambiente di appartenenza (composizione del nucleo familiare e loro abitudini culturali), al vissuto del corpo (schema corporeo, identificazione ed identità di genere, il vissuto del proprio corpo e quello del sesso opposto), al vissuto delle relazioni (il disegno della propria famiglia, di una famiglia di animali e di una famiglia inventata), al vissuto degli affetti e delle emozioni ( abitudini comportamentali di fronte alle difficoltà, ai vissuti emotivi ed affettivi nella relazione con i genitori attraverso le favole di Dusse), al rapporto con i coetanei ( disegnati con un amico, il sociogramma), alla crescita e al suo orientamento ( disegna un albero).
Dalla lettura delle prove elaborate da Carla emerge un vissuto personale e un rapporto con l’esterno ambiguo, ambivalente e stereotipato.
Infatti se da una parte c’è una bambina che non presenta problemi legati allo schema corporeo, dall’altra vi è una persona che di già rappresenta un corpo conosciuto nella sua genitalità.
Il vissuto emotivo non traspare attraverso il colore in quanto la bambina non lo usa ma il suo segno grafico alquanto marcato ed insistente denota tensione ed aggressività interne.
È nella dimensione della rappresentazione grafica di se’ rispetto alla spazio-foglio che Carla evidenzia un vissuto personale rigido, stereotipato, piccolo ed infantile nei confronti della realtà esterna.
Si identifica nel proprio genere femminile; la rappresentazione della figura maschile non presenta differenze sostanziali in quanto tali diversità’ sono appena accennate ma in entrambi i generi la parte dell’affettività è divisa da quella della genitalità.
All’interno della famiglia si sente importante e vicina alla figura materna la quale, però , è colei che punisce.
La bambina ha paura di essere da lei abbandonata, mentre nel padre trova, invece, un riferimento affettivo.
La coppia parentale viene presentata dalla bambina unita.In particolare sono tuttavia le risposte relative alle favole di Dusse a porre in evidenza la stereotipia e la ripetitività’ quali strumenti di difesa personali nei confronti di una realtà’ esterna conflittuale che probabilmente la bambina ora più’ di prima accetta con disagi e difficoltà.Uscita dalla scuola elementare di Carla non si sa più’ nulla.
L’abuso sessuale è stato denunciato agli organi competenti grazie all’attenzione della scuola.
Non possiamo sapere con sicurezza gli effetti futuri sulla sua crescita a causa degli abusi sessuali subiti; non sappiamo nemmeno se l’interazione legata al comportamento sessuale fosse forzata ed imposta oppure se Carla fosse consenziente.
Ci rendiamo conto, però, che per Carla, data la sua giovane età , come per tanti altri bambini che subiscono abusi e violenze sessuali, non era pronta ad affrontare richieste sessuali di una persona adulta in situazione di ripetuto abuso.
Per anni la negazione e la stereotipia cognitiva ed espressiva sono state per Carla un suo modo naturale di difendersi ma anche di denunciare una realtà esterna che abusava e violentava il suo essere bambina e il suo bisogno di essere accettata, amata e sostenuta nei suoi processi di crescita..
In particolare è il suo senso di identità sessuale nelle sue componenti affettive, emotive e corporee che è stato violentato e ferito.
Le esperienze sessuali di Carla, precoci per la sua età, fanno riflettere, in fondo, sul concetto limitato di “sessualità” e di “educazione alla sessualità” che oggi ancora comunichiamo attraverso regole, modelli e strategie formative.
Tratto da “La crescita nella sessualità. La corporeità, l’affettività e la socialità nell’infanzia.” Bonomi Editore –Pavia.
Dott.ssa Maria Zampiron
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa -
Ponte San Nicolò (PD) e Roma
Dott.ssa Maria Zampiron
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa a Ponte San Nicolò (PD) e Roma
Ordine degli Psicologi della Regione Lazio n. 4206 dal 20/12/1993
Laurea in Psicoterapia comportamentale-cognitiva
declino responsabilità | privacy | cookie policy | codice deontologico
AVVISO: Le informazioni contenute in questo sito non vanno utilizzate come strumento di autodiagnosi o di automedicazione. I consigli forniti via web o email vanno intesi come meri suggerimenti di comportamento. La visita psicologica tradizionale rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico.
© 2018 Tutti i testi presenti su questo sito sono di proprietà della Dott.ssa Maria Zampiron
© 2018. «powered by Psicologi Italia».
E' severamente vietata la riproduzione, anche parziale, delle pagine e dei contenuti di questo sito.